venerdì 17 febbraio 2012

LA MALATTIA AIDS : VIRUS HIW

In questo post parlo della malattia AIDS, di quando è stata scoperta, che cos'è, del virus che la trasmette (HIV), come viene trasmessa, delle fasi della malattia, della sintomatologia e della terapia.

QUANDO E' STATA SCOPERTA L'AIDS
Nel 1982 è stata scoperta la sindrome derivante dal virus HIV, a cui venne dato il nome di AIDS.Negli anni 90' vennero lanciati vari spot pubblicitari di prevenzione molto incalzanti che agivano psicologicamente soprattutto sui malati che così si sentivano emarginati.
COS'E' L'AIDS
Il termine significa sindrome da immunodeficenza acquisita, ed è un'insieme di manifestazioni causate dalla diminuzione dei linfociti t, si dice derivante da infezione con virus HIV.
IL VIRUS HIV
E' il virus responsabile della trasmissione della malattia AIDS che può infettare altri individui attraverso le seguenti modalità:1.ematica 2.sessuale3.verticale (madre-figlio)
LE MODALITA' DI TRASMISSIONE
1.ematica: Questa via di trasmissione è particolarmente importante per gli utilizzatori di droghe introvenose, emofiliaci e riceventi di trasfusioni di sangue e suoi derivati. In particolare, la trasmissione si ha con lo stretto e diretto contatto tra ferite aperte e sanguinanti oppure in casi come lo scambio di siringhe infette, quindi il virus non si trasmette tramite contatti come strette di mano, abbracci, baci, morsi, graffi né tramite l'uso di rasoi o spazzolini da denti di persone sieropositive (se privi di tracce ematiche), anche se è comunque sempre consigliabile l'uso di strumenti di igiene personale individuali.Anche gli operatori del settore sanitario (infermieri, tecnici di laboratorio, dottori etc) sono coinvolti, sebbene più raramente. È interessato da questa via di trasmissione anche chi pratica o si fa praticare tatuaggi e piercing.2.sessuale: La maggior parte delle infezioni del virus dell'HIV avvenne, e avviene tuttora, attraverso rapporti sessuali non protetti. La trasmissione sessuale può insorgere quando c'è contatto fra le secrezioni sessuali di un partner infetto con le mucose genitali, della bocca (cunnilingus e fellatio) o del retto dell'altro. Nonostante la probabilità di trasmissione non sia elevata, il grande numero di esposizioni di questo tipo fa sì che sia la causa prevalente della diffusione del virus.3. verticale (madre-figlio): La trasmissione del virus da madre a figlio può accadere in utero durante le ultime settimane di gestazione e alla nascita. Anche l'allattamento al seno presenta un rischio di infezione per il bambino. In assenza di trattamento, il tasso di trasmissione tra madre e figlio è del 25%. Tuttavia, dove un trattamento viene effettuato, combinandolo con la possibilità di un parto cesareo, il rischio è stato ridotto all'1%.
LE FASI DELLA MALATTIA
Dopo essere entrata in contatto con l'Hiv, una persona può diventare sieropositiva (positiva al test per Hiv), cominciare cioè a produrre anticorpi diretti specificamente contro il virus e rilevabili nel sangue con un semplice prelievo ematico. La sieropositività implica che l'infezione è in atto e che è dunque possibile trasmettere il virus ad altre persone. La comparsa degli anticorpi, però, non è immediata. Il tempo che intercorre tra il momento del contagio e la positività al test HIV è detto “periodo finestra” e dura poche settimane, ma può estendersi anche fino a 3 mesi. Durante questo periodo, anche se la persona risulta ancora sieronegativa è comunque già in grado di trasmettere l'infezione.Dopo il contagio è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi dell’infezione solo al manifestarsi di una malattia. Sottoporsi al test Hiv è, quindi, l’unico modo di scoprire l’infezione.Questo periodo di sieropositività asintomatica può durare anche diversi anni, fino a quando la malattia non diventa clinicamente conclamata a causa dell'insorgenza di una o più malattie cosiddette "indicative di Aids". Alcune di queste sono infezioni opportunistiche provocate da agenti patogeni che normalmente non infettano le persone sane, ma  possono infettare persone con un sistema immunitario fortemente compromesso. Gli agenti principali sono:
  • protozoi, tra cui lo Pneumocystis carinii, responsabile di una particolare forma di   polmonite detta pneumocistosi, e il Toxoplasma gondii, che provoca la toxoplasmosi, malattia che colpisce il cervello, l'occhio e raramente il polmone
  • batteri, soprattutto Mycobacterium tuberculosis, responsabile della tubercolosi
  • virus, tra cui l’Herpes simplex e il Cytomegalovirus
  • funghi, come per esempio la Candida albicans, che può interessare varie parti del corpo, soprattutto bocca, esofago e polmoni.
Fra le malattie indicative di Aids sono compresi anche diversi tipi di tumori, soprattutto i linfomi, il sarcoma di Kaposi e il carcinoma del collo dell’utero.
LA SINTOMATOLOGIA
I primi sintomi dell'AIDS sono simili a quelli che si sviluppano in soggetti con un normale sistema immunitario. La maggior parte sono infezioni causate da batteri, virus, funghi e altri organismi. Negli individui affetti da AIDS sono comuni le infezioni opportunistiche, e aumenta il rischio di sviluppare varie forme di tumore come il Sacroma di Kaposi, tumori del cervello e linfomi. Sintomi comuni sono febbre, sudorazione specie notturna, ingrossamento ghiandolare, tremore, debolezza e perdita di peso. Senza il supporto terapeutico la morte sopravviene entro un anno. La maggior parte dei pazienti muore per infezioni opportunistiche dovute al progressivo indebolimento del sistema immunitario. Si ritiene che il trattamento terapeutico denominato HAART consenta un incremento dell'aspettativa di vita medio attorno ai 30 anni o, secondo alcuni studi, anche oltre.
LE TERAPIE
Nei Paesi occidentali buona parte dei successi ottenuti nel ridurre l'Aids sono in gran parte dovuti ai risultati dalla ricerca scientifica che ha consentito di individuare farmaci dotati di potente attività antivirale.Nel 1987 è stato introdotto il primo farmaco antiretrovirale, la zidovudina (Azt), in grado di inibire l'attività della trascrittasi inversa, fondamentale per la replicazione dell'Hiv. A questa molecola hanno fatto seguito altre con meccanismo d'azione simile. Successivamente si sono aggiunti la lamivudina e la stavudina, come farmaci sinergici rispetto all'azione dell'Azt, ma anche altri inibitori della trascrittasi inversa, come la nevirapina e l'efavirenz, che agiscono con un meccanismo diverso.Nel 1997 è stata introdotta una nuova categoria di farmaci antiretrovirali, gli inibitori della proteasi, capaci di ostacolare l'enzima virale necessario per la produzione del rivestimento esterno del virus.Negli ultimi anni sono state introdotte altre nuove classi di farmaci antiretrovirali, tra cui:
  • gli inibitori della fusione, che bloccano l'ingresso dell'Hiv nella cellula ospite impedendo la penetrazione del genoma virale nella cellula ospite
  • gli inibitori della integrasi, che inibiscono l’integrazione del genoma dell’Hiv nel Dna della cellula ospite, limitando così la replicazione virale
  • gli inibitori del Ccr5, che inibiscono il recettore Ccr5 della cellula ospite, bloccando l’entrata del virus in questa.
A causa della forte tendenza alla mutazione dell'Hiv (la trascrittasi inversa è un enzima che spontaneamente introduce degli errori nel genoma virale), è necessario non soltanto trovare farmaci sempre nuovi, ma anche somministrare contemporaneamente più farmaci antiretrovirali (terapia combinata). In questo modo si cerca di ridurre al minimo o quantomeno di ritardare l'insorgenza di ceppi virali resistenti ai farmaci antiretrovirali.Attualmente viene proposta alle persone sieropositive una terapia altamente efficace, detta Haart (Higly Active Anti-Retroviral Therapy), che consiste nella combinazione di vari farmaci antiretrovirali. L’inizio della terapia viene deciso caso per caso sulla base di vari parametri, tra cui il numero dei linfociti Cd4 (cellule del sistema immunitario), il livello della carica virale (numero di particelle di Hiv nel sangue), tenendo anche in considerazione i possibili effetti collaterali che tali farmaci provocano in alcuni casi.Occorre tuttavia tenere presente che le attuali strategie terapeutiche, anche se molto efficaci, non consentono la guarigione dall'infezione, ma permettono di tenerla sotto controllo. Attraverso l’uso del trattamento antiretrovirale, oggi un soggetto Hiv positivo ha un’aspettativa di vita analoga a quella di un soggetto non infetto, con una buona qualità di vita.Attualmente sono in sperimentazione nuove classi di farmaci mirati a stimolare e supportare il sistema immunitario, piuttosto che a una diretta azione antivirale. Accanto ai farmaci, sono in corso anche molti studi per mettere a punto un vaccino efficace che possa prevenire l’infezione tra gli Hiv negativi, o possa migliorare il decorso della malattia in chi è già infetto. 






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